Ingredienti misteriosi considerati "sintetici" dalle caratteristiche uniche e imprevedibili dal punto di vista olfattivo ma che in realtà sono presenti in natura.
Quando si comincia a parlare di profumi ed essenze o più in generale di profumeria, spunta fuori la parola “aldeidi”.
Che cosa significa e cosa sono gli aldeidi?
I questo articolo proveremo a spiegarlo in modo semplice e chiaro.
Dal punto di vista chimico questo termine indica semplicemente un gruppo funzionale, detto per l’appunto aldeidico. Questo nome deriva dal latino ” ALCOHOL DEHYDROGENATUS” ed indica il risultato ottenuto dall’ossidazione o anche detta deidrogenazione dei corrispondenti alcoli. L’odore degli aldeidi può spaziare dagli odori più pungenti e fastidiosi a quelli più piacevoli e delicati, basti pensare ad esempio all’odore della formaldeide che veniva usata in passato per disinfettare ospedali e strutture mediche, il suo odore forte e pungente di disinfettante è impresso nella mente di tutti noi , in contrapposizione invece possiamo trovare degli odori nettamente più piacevoli e confortanti come ad esempio la vaniglia, la liquerizia, la mandorla o la cannella che proprio grazie agli aldeidi si riesce ad esaltarne gli odori.

fig. 1 (struttura chimica di un aldeide)

fig. 2
Sono piccole molecole molto flessibili e non hanno alcuna rigidità strutturale pertanto sono molto delicate e di conseguenza soggette all’ossidazione anche semplicemente venendo a contatto con l’aria, questo comporta la formazione e la nascita di un suo “fratello maggiore” , l’acido carbossilico, il quale ha tutt’altro che un buon odore come si può semplicemente intuire dai loro nomi come il BUTIRRICO, CAPRIOLICO e CAPRINICO.
In profumeria quando si parla di aldeidi in realtà ci si riferisce principalmente ad un gruppo limitato in particolare, gli aldeidi alifatici, sostanze rappresentabili come piccoli serpentini la cui testa è composta da un atomo di ossigeno e la coda di atomi di carbonio che vanno da 6 a 18 secondo il tipo di aldeide.(vedi fig 1)

fig. 3
Le Aldeidi Alifatiche
Le Aldeidi Alifatiche sono state introdotte e utilizzate in profumeria agli inizi del ‘900. Uno dei primi profumi fu il famoso Chanel N°5 (leggi articolo sulla nascita di chanel). Vennero introdotte non solo per il loro contributo come fragranze ma soprattutto per la loro caratteristica peculiare di legarsi con facilità alle note floreali potenziandole ed esaltandone l’aroma rendendole più frizzanti, cristalline, trasparenti e glaciali, in particolare se combinate assieme ad iris, gelsomino, rosa o mughetto le rendono più leggiadre e meno grevi con aspetti lievemente metallici e freschi. Hanno inoltre la capacità di rendere più persistenti e duraturi i profumi in particolare quelli floreali agendo quindi come fissativi.


fig.5 (esempio ossidazione di un aldeide)
Questo gruppetto di molecole ha sempre creato un certo imbarazzo agli scienziati perché il loro profilo olfattivo sfugge alle usuali interpretazioni di struttura-attività e non si riesce a comprendere come ad ogni aggiunta di un semplice atomo di carbonio in una struttura così poco rigida cambi sensibilmente l’odore percepito.
Guy Robert, nel suo libro, Les Sense du Parfum , scrive che le aldeidi hanno prevalenza di note fruttate se il numero di atomi di carbonio è pari, mentre prevalgono le note floreali in quelle a numero di atomi di carbonio dispari. A partire dai 14 atomi di carbonio le aldeidi a numero di carboni pari hanno caratteristici odori di frutta mentre, altro piccolo mistero, quelle dispari sono inodori o quasi.
Queste aldeidi sono assolutamente naturali e presenti ad esempio nelle essenze e nelle scorze degli agrumi, nelle essenze di rosa, di pino, di citronella e nella scorza della cannella ma, data la loro bassa concentrazione e la labilità intrinseca, molto raramente vengono ottenute dalle materie prime naturali che le contengono e vengono prodotte, come d’altra parte avviene in natura grazie all’enzima deidrogenasi, per ossidazione dei corrispondenti alcoli, facilmente reperibili e poco costosi.